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Nada e Mantra Yoga – 03

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Proviamo a definire il Nada Yoga  da un punto di vista tecnico, osserveremo che questo aspetto dello Yoga del Suono utilizza:
Canto di particolari scale Indiane;
Ascolto meditativo di musica Indiana;
Utilizzo dei suoni in modo mirato e preciso: l’intonazione è stabilita, non può essere casuale sia che si debbano utilizzare suoni e musica in modo attivo, sia che ci poniamo, nei confronti di questi, in atteggiamento passivo, quali semplici ascoltatori.;
Le energie corporee vengono convertite da negative in positive prima di essere fatte scorrere nel corpo;
Nel canto vengono utilizzate, oltre all’AUM – OM usato anche dal Mantra Yoga, le note dell’alfabeto Sanscrito: SA, RI (RE), GA, MA, PA, DHA, NI, SA (più acuto).
Possiamo riassumere brevemente così:
Il Mantra è l’uso della Parola sacra, ogni preghiera di qualunque grande tradizione religiosa può essere Mantra se la recita viene fatta con la totalità del nostro essere, entrando nella parola, sino a diventare noi stessi “parola”.
Questo stato non lo si ottiene in breve tempo, ma con molti anni di pratica. ..a volte non lo si ottiene affatto…
Ma cominciare a usare la ripetizione di parole sacre con sempre maggiore attenzione e coinvolgimento è l’inizio del Mantra ed è già fonte di trasformazione interiore.
Il Nada è l’uso della vibrazione del suono.
Ogni passo in questa direzione aumenta la nostra capacità di concentrazione e di fruizione di musica e suoni in modo interiore.

Prima di chiudere questo capitolo vorrei soffermarmi su di un Mantra che ogni essere umano possiede ed è il proprio nome.
Il nome ci collega a santi, a parenti, ad altri omonimi che hanno vissuto, vivono e vivranno sul nostro pianeta.
Nel nome c’ identifichiamo e gli altri ci possono riconoscere; quanta energia fluisce attraverso questo Mantra.
Non a caso in molti ordini religiosi, non solo cristiani, l’inizio della vita monastica, e quindi della via della Spiritualità, è indicata dal cambio del proprio nome.

In alcune tribù primitive sopravvive ancora oggi l’usanza dei due nomi: il nome vero, considerato sacro, che viene utilizzato solo in particolari cerimonie e rituali, ed il nome pubblico, quello con cui la persona può essere identificata e chiamata dagli altri componenti della tribù nella vita quotidiana.
Questo rispetto delle potenzialità insite nel nome può apparirci esagerato e anche superstizioso.
Teniamo però presente che il contesto in cui viviamo oggi tende ad azzerare il privato ed il sacro, qualunque siano le nostre convinzioni.

Il “villaggio globale” creato dai Mass Media, se da un lato può portare conoscenze utili anche in luoghi remoti, dall’altro riesce a creare mode superflue che cancellano culture secolari sopravvissute a guerre e a cataclismi di ogni genere.
Il Mantra è un utile promemoria per ricordarci in un mondo come il nostro, pieno di parole parlate, sentite, ascoltate, scritte ed urlate, la Sacralità della Parola e la sua potenzialità creativa.

Quando chiameremo qualcuno per nome o quando parleremo di una persona pronunciandone il nome, uniamo a esso simpatia, affetto ed una benedizione.

Il Mantra, nella vita quotidiana, può cominciare anche da qui.

Ida Somovigo e Isabella Borghetti


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